12 apr 2011

Sandrone Dazieri nuovo blog

Ricevo e volentieri ripubblico

questo è un messaggio subliminale

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21 dic 2010

Moderatamente commentando


Mi scuso con chi ogni tanto commenta per poi veder sparire il commento ma non riesco a decidermi su come regolarmi con i commenti :-)

Troppo marasma di spam, poca voglia di star lì a controllare in modo serio tutto 'sto ambaradan di blogger.com.

Mandatemi una mail, quelle le leggo.

19 dic 2010

Roma, 14 dicembre online

In questi giorni, a seguito della manifestazione e scontri di Roma, sul web si è acceso un intenso e proficuo dibattito sull'efficacia delle diverse modalità di protesta.
Su Twitter e altri social network il dibattito è stato intenso e coinvolgente, sintomo di come non solo un evento di questo tipo fosse nell'aria ma anche atteso.
Carmilla e Dazieri[1] (solo per citare i primi due che ho letto) hanno commentato positivamente la reazione violenta degli studenti a Roma, elogiandone la capacità di reagire e, soprattutto, di agire.

Il 16 compare su Repubblica una lettera di Saviano ai ragazzi del movimento che, sotto molti punti di vista, ha agito come spartiacque nel dibattito.
Lo si nota ad esempio nelle reazioni di Evangelisti o di Dazieri[1] ed in particolare sulla virata del dibattito sui commenti ad un precedente post su Giap e nella forte risposta a Saviano da parte degli studenti napoletani.

Questo lo stato delle cose ad oggi, dal mio punto di vista. Ovviamente personale e discutibile.
Il primo impulso che ho provato, di fronte alle immagini degli scontri, è stato di assoluta e completa vicinanza agli studenti (il mio primo pensiero è stato: "Finalmente anche in Italia cominciamo a svegliarci!") e ho molto apprezzato gli interventi in questa direzione.
Inutile dire che leggendo la lettera di Saviano ho provato un certo disappunto che ho subito interpretato come Evangelisti: Roberto frequenta ambienti troppo diversi e troppo lontani dalla piazza (certamente non per sua scelta!) e sta entrando nella logica di quegli ambienti.
Non pensavo solo ed in particolare alla sua scorta, ma alle sue recenti attività: spettacoli teatrali e televisivi a fianco di conduttori "cerchiobottisti", a editori, a direttori e responsabili di reti televisive e a politici.
E' inevitabile che cambiando il contesto in cui vive una persona cambi la sua prospettiva sul mondo. Lo stesso è successo alla sua scorta che, vivendo a stretto contatto con lui, ha stabilito un rapporto di amicizia e stima che sicuramente ha portato anche ad una revisione ideologica.
Non lo considero un fenomeno negativo a priori ma lo diventa quando un personaggio simbolo (che smette di essere persona) esprime opinioni così pesanti su un fenomeno che dalle sue parole sembra aver osservato e giudicato da una grande distanza non tanto fisica quanto culturale. Mi ha stupito leggere da lui frasi che erano pressoché equivalenti a quelle di La Russa la sera stessa ad Annozero.

Questo è stato il mio primo impulso, sicuramente dettato da una forte rabbia (meglio: esasperazione) verso un governo e verso un sistema di potere che ha tutte le connotazioni culturale ed ideologiche di un regime.
Che poi non usi (non sempre, almeno) i tipici "strumenti tradizionali"[2] dei regimi cambia ben poco: ciò che lo definisce come regime è la sua incapacità di comprendere l'altro, ciò che è diverso o in contrapposizione con esso. Ignorandolo quando si prostra, attaccandolo quando mostra la minima volontà di agire autonomamente.

Poi la rabbia si mitiga, si torna a riflettere più lucidamente e si parla con altri, in particolare con persone "comuni", fuori dai circoli del web e che si informano tramite televisioni e giornali. Lì casca l'asino: nella percezione di queste persone gli avvenimenti di Roma son stati criminali, fomentati da pochi fanatici e gli studenti stupidi a seguirli.
Ovviamente l'asino son io: mi aspettavo che almeno chi professa quotidianamente il suo disprezzo, o almeno disagio, verso questo governo fosse più propenso ad accettare una reazione forte. Non è così e basta leggere i commenti (banali e superficiali quanto si vuole ma indice di un sentire diffuso) nei giornali generalisti o sui social network più di massa per constatarlo.

Credo sia utile a questo punto valutare se e quanto questi eventi hanno giovato al movimento studentesco e, più in generale, a tutte le forze alternative.
Se da un lato credo che reazioni così forti possano essere salutari, come un febbre che aiuta ad eliminare i patogeni dal corpo, dall'altro non posso ignorare né il mio orientamento pacifista né il contesto sociale e culturale in cui questi eventi si svolgono.
Queste considerazioni vanno ponderate con due fattori che non possono essere ignorati:
- viviamo in un paese in cui il peso della comunicazione è fortemente spostato verso i media televisivi, di fatto controllati da pochi;
- la violenza suscita, a priori, sdegno e repulsa in tutti coloro che non ne conoscono le cause e le dinamiche.
Quindi, valutando il contesto, chiedo: la reazione violenta è efficace? E' morale?

Quando ho scelto la strada del pacifismo e della non violenza mi sono posto le stesse domande: la non violenza è efficace? E' morale?
Non vorrei dilungarmi sulla questione morale, che meriterebbe ben altri approfondimenti, e la liquido affermando che, se non è tautologico dire che la non violenza rappresenta un cambiamento radicale e rivoluzionario, così la violenza nutre le stesse radici che sostengono l'albero dell'autorità, delle gerarchie e della prevaricazione.
Mi interessa di più riflettere sull'efficacia della non violenza e sulle condizioni per concretizzare questa efficacia.
La non violenza necessità di alcuni principi inevitabili:
- coraggio e onestà, di chi intraprende il percorso;
- unità, fra chi partecipa ad un'azione;
- sostegno, da parte di chi assiste all'azione.
Semplificando fin quasi al banale: l'agire non violento deve essere intrapreso con convinzione, esaminando lucidamente le cause della violenza e progettando su tempi lunghi la sua eliminazione, diffondendo il più possibile le proprie idee, obiettivi, speranze in modo da coinvolgere nell'azione anche la popolazione che, per natura o interesse, tendenzialmente se ne disinteresserebbe.

In un precedente post ho parlato dei partigiani: non hanno forse trovato sostegno e aiuto nella popolazione, esasperata dalle violenze del nazifascismo?
Sarebbero riusciti non tanto a vincere ma anche solo a sopravvivere senza questo aiuto? E il discorso si può estendere a tutte le forme di lotta, pacifica o meno, che hanno ottenuto dei risultati concreti, per quanto troppo spesso solo temporanei (la violenza ottiene risultati duraturi ma che si trasformano sempre nella copia speculare di ciò che essa voleva combattere).

La non violenza non è un'utopia ma un progetto a lunga scadenza.
Se oggi lottiamo con rabbia contro delle riforme assurdamente distruttive dovremmo chiederci: era possibile evitare di arrivare a questo punto?
Oggi ha senso lottare e forse la lotta violenta è l'unico modo rimasto. Non voglio giudicare le considerazioni e conclusioni di chi attua delle scelte in un ambiente dal quale sono da anni lontano, anche se non è estraneo.
Mi chiedo solo: non possiamo oggi lottare pacificamente per far sì che un domani non ci sia più bisogno di lottare con violenza?
Sono convinto di sì.
Se i problemi sono quelli elencati: culturali, di informazione, di partecipazione, come possiamo oggi fare in modo da creare una società più partecipe, unita, coinvolta e informata?
Credo che gli strumenti non manchino ma che siano volutamente limitati da chi detiene il potere: diffusione della banda larga, libertà di informazione, formazione e cultura per le fasce disagiate della popolazione (basti pensare agli anziani che influenzano pesantemente il voto e che molto raramente conoscono fonti di informazione diverse dalla televisione).
Lottare per un'istruzione gratuita (dovesse anche essere privata, anche se così si apre il dibattito su "chi paga per cosa"), per la diffusione di strumenti di informazione più semplici, a basso costo, eterogenei, per il coinvolgimento diretto di tutte le componenti sociali tramite canali non mediati e adatti alle esigenze dei partecipanti.
Senza cadere in certi "qualunquismi grillini" ritengo sia non solo possibile ma anche indispensabile identificare i fattori che sostengono l'attuale regime e capire come aggirarli, se non eliminarli. Autonomia culturale e produttiva/lavorativa, federalismo (nell'accezione anarchica, non in quella -becera- leghista), interazione con l'ambiente, comunicazione sono argomenti di cui si discute da secoli ma solo oggi abbiamo degli strumenti concreti e (relativamente) semplici che ci permettono di realizzarla.
Resta un ultimo gradino da superare: renderli non solo potenzialmente utilizzabili ma anche concretamente applicabili. Sostenere le forme aziendali che evitano la logica del capitale e del profitto, liberarsi dalle autorità culturali, creare nuove relazioni tra conoscenza, tecnologia e società, valutare il progresso (qualitativamente e in riferimento ai limiti naturali) e la sua applicabilità ai contesti locali.
Chiedersi: ha senso? E se il senso sembra mancare cercare le falle nelle sue fondamenta.

Queste e molte altre (vorrei ritornare sull'argomento) sono lotte che, qui e ora, sono fattibili e possono concretizzare una società migliore, più libera e aperta. Fosse anche tra dieci anni ma senza costanza e coerenza non ci sarà mai un cambiamento: se oggi lottiamo per decisioni che son già state prese siamo destinati alla sconfitta, se lottiamo per realizzare idee che il regime ancora non sa pensare né intuire, possiamo vincere.
Può essere l'occasione e il momento adeguato per iniziare a lottare non solo per uno risolvere uno specifico problema ma per proporre un futuro migliore. Senza limitarsi a teorizzarlo ideologicamente ma progettandolo concretamente nelle sue componenti.
Ne abbiamo gli strumenti ed energia e volontà, come s'è visto, non mancano.


note:
[1] il giorno 17, su Twitter, scrive: "mi sembra più importante quello che dice Maroni sugli studenti oggi, che quello che ha detto Saviano ieri".
[2] tortura, omicidi, sparizioni, incarcerazioni e omicidi senza processo, eliminazione delle opposizioni (qui da noi si stanno eliminando da sole)...

17 dic 2010

Coerenza


Quando un paese è allo sfascio con milioni di disoccupati e precari, quando il parlamento diventa un mercato dei buoi, quando il settore pubblico (di tutti!) diventa gratuitamente privato (di pochi!), quando per anni studenti, docenti e personale della scuola manifestano senza che nessuno gli presti la minima attenzione (sempre che non si voglia chiamare attenzione la patetica video-risposta della Gelmini), quando il territorio è allagato, terremotato, franato, inondato di rifiuti (fino alla partenza delle telecamere, poi si risana per miracolo), quando l'unico argomento politico sono le case dell'uno o le prostitute dell'altro, allora lo scandalo non è un paese disastrato e un governo disastroso.
No: lo scandalo sono i manifestanti che perdono la pazienza e si ribellano con giusta e sana rabbia.

Ieri sera in uno dei bei salotti televisivi ho visto questo bel signore:
Al quale personalmente non affiderei neanche le chiavi della mia scassata utilitaria di quindici anni ma che mi riferiscono essere Ministro Della Repubblica Italiana.

Di certo non mi stupisce che un fascista faccia il fascista.
Il coccodrillo morde, lo scorpione punge, il fascista fascisteggia.
Il fascista abusa del potere per costituzione genetica: inutile lamentarsi quando aggredisce.
Gente così in parlamento non ci dovrebbe neanche stare: "è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista". Costituzione italiana, n.b.: sotto qualsiasi forma!

Mi stupiscono di più (non troppo, solo un po') personaggi che ad ogni occasione ribadiscono la loro appartenenza a una cultura moderata e costituzionale (quindi antifascista) che di fronte a studenti (cittadini!) che manifestano un disagio concreto, pretendono da loro una dissociazione dalla violenza.
Andrebbe ricordato a codesti politicanti che in Italia il fascismo è stato sconfitto non grazie alle gentili richieste delle dame di carità ma per il sacrificio di migliaia di partigiani che, armi alla mano, hanno combattuto quel regime.

Ricordate anche che politica deriva da polis, città.
La politica è occuparsi della cosa pubblica nelle piazze, tra i cittadini. Uscite dai vostri palazzi blindati, dalle vostre ville bunker, dagli studi televisivi di conduttori compiacenti.
Andate per strada, lasciando riposare le vostre scorte, e parlate con la gente.
Poi vedremo chi sono i vigliacchi.

15 dic 2010

Ebbene sì, ne sono felice!

Sono sinceramente felice che non sia passata la sfiducia.
Ne spiego rapidamente i motivi:
- i governi fanno solo danni. Ora abbiamo un governo più debole che potrà fare poco;
- Fini è un fascista e lo disistimo profondamente. Lo ricordo (tra le altre) in questura a Genova durante il massacro del G8. Spero che questa sia la lapide sulla sua carriera politica;
- l'IDV è un non-partito di non-valori e Di Pietro un giustizialista destrorso. Che i suoi degni compari siano andati allo sbando per l'ennesima volta dimostra la sua incapacità politica;
- il PD, perso tra le sue beghe interne di rottamatori e primarie, rimane nel limbo della politica dell'iperuranio. Oltre al resto ve lo meritate per il pacchetto Treu ("nonno" dell'attuale legge sul precariato -non è certo legge sul lavoro!-) e per la Turco-Napolitano (diretta e puntuale ispiratrice della Bossi-Fini). Avete svenduto oltre un secolo di cultura politica al capitale.

Ovviamente le mie considerazioni valgono solo ed esclusivamente alle condizioni attuali: fosse passata la sfiducia o una fiducia con più voti a favore il discorso cambierebbe.

9 dic 2010

Follia allo stato brado


In questi ultimi giorni ho dovuto togliere l'auto dal garage, spolverarla e pulirla dai bisogni dei gatti, ricaricare le batterie e usarla.
Forse c'è stata una "Legge Basaglia 2 - la Vendetta" perché a circolare per le strade sembra di stare in un rodeo.
Cribbio!!

7 dic 2010

La nuova armata Brancaleone


Fradicio e ammuffito per la pioggia rivedo un video visto prima dell'estate:

"La nuova armata Brancaleone" è un cortometraggio del 2010 realizzato da alcuni studenti del Cine-TV "Roberto Rossellini" di Roma su cui il maestro Mario Monicelli, assieme a Mimmo Calopresti e Renzo Rossellini, ha apposto la propria firma in sostegno alle attività di protesta contro i tagli alla scuola pubblica compiuti dal decreto Gelmini.
La presentazione è avvenuta alla stampa giovedì 3 giugno 2010 presso la Sala Cinema dell'istituto alla presenza del regista Monicelli e del produttore Rossellini seguiti da Calopresti.
"La nuova armata Brancaleone" è uno spaccato dell'Italia di oggi, speranze, illusioni, vizi, virtù e un'ipotesi su un futuro prossimo venturo. Tutto visto dall'occhio di chi l'Italia la capisce bene.Le musiche sono di Stefano Lentini, la fotografia di Massimo Franchi e il montaggio dell'alunno Paolo Ballarini. Recita Roberto Renna.

5 dic 2010

Manifesto caotico


Pubblicata la bozza perenne del Manifesto Caotico.
Trovate il link solo nella barra sotto al titolo del blog. Scrivo "solo" perché è un link dinamico, visto che saltuariamente l'indirizzo cambierà in modo caotico.
Mi sembra il minimo...

Ne approfitto per ringraziare quei 7-8 scalmanati che han perso tempo a leggerlo e a fornire vaghi e polemici suggerimenti, che ovviamente non ho raccolto:
grazie, la vostra inutilità vi rende grandi.

1 dic 2010

Girando in giro


Bello andarsene in giro.
Anche se l'età fa patire il freddo, con la neve fitta e il vento pieno d'aghi.
Si va in giro, si parla; si aiuta qualcuno e si riceve un posto per dormire o un buon piatto di spaghetti.

Soprattutto si sta bene lontani dalla solita propaganda di una classe politica allo (s)fascio. Senza chiacchiere vuote si ricomincia a respirare.
Poi manca la TivVì: qui nessuno s'è preoccupato di procurarsi "el ddecoer" finché una mattina han spento tutto. Tanto di guadagnato.
La sera si legge sotto ad un lampadario fioco, dopo un po' gli occhi bruciano ma nel frattempo s'è ritrovato Bakunin e sembra scriva qui, oggi, non 140 anni fa.
Non è cambiato nulla, forse non cambierà mai nulla. Forse ci va troppo bene così.

Poi qualcuno muore. Qualcuno molto vicino al cuore e qualcun altro vicino nella speranza in un domani migliore. Entrambi vicini nella disperazione e in un comune passato di coraggio e rivolta.

Una sola speranza in questi giorni d'inverno e pioggia: tanti giovani che reagiscono. Parlano e lottano.

26 nov 2010

Fascismo reloaded


Ci sono giornate in cui lo schifo diventa meno facile da tollerare e la rabbia da condizione esistenziale diventa fastidio fisico.

Sarà la pioggia che qui continua a preoccupare o il freddo che fa dolere vecchie fratture (forse dipende dalla vecchiaia, non dal clima), comunque sia questa settimana mi trovo con la pazienza sotto ai minimi storici.
Dopo essermi rallegrato all'idea che il male stesse tornando, l'altro ieri un paio di articoli mi hanno riportato sulla terra/italia.

Su Carmilla l'ottimo Evangelisti ha pubblicato una lettera di un ragazzo del Gramigna mentre su Nazione Indiana Orsola Puecher ribatte alla patetica intervista a Sallusti, subito finita su wikipedia, da parte del proteiforme Telese.

Nello svolgersi e nella narrazione di questi eventi non so cosa mi abbia dato fastidio.
Che gli stati non siano costituiti per tutelare i cittadini, soprattutto quelli che manifestano, lo so bene da tempo. Come anche so bene che troppi giornalisti si preoccupano più delle partecipazioni televisive piuttosto che di verificare le fonti (o perlomeno i nomi, cazzo!).
Forse è solo perché a volte le notizie arrivano nel momento sbagliato, nel modo sbagliato. Forse perché anche se la speranza è ormai uno sputo nella pioggia, non si accetta di arrendersi al revisionismo strisciante.
Di certo rassicura leggere Valerio Evangelisti (che per Padova è già passato) denunciare questa vergogna e Orsola Puecher incalzare con precisione e dignità incisiva la faciloneria del giornalista del "fattone quotidiano", però è triste trovarsi all'angolo a cercare rassicurazioni.

Faccio mia la conclusione di Crouch, che conosce bene questo paese in cancrena:
Dovremmo chiederci: senza un aumento massiccio di azioni realmente dirompenti [...] cosa riuscirebbe a rintuzzare il calcolo del profitto che fonda il capitale globale [...] da riuscire a mettere fine alla schiavitù infantile e alle altre forme di abbrutimento della manodopera, alla produzione di livelli di inquinamento che stanno palesemente distruggendo l'atmosfera terrestre, allo spreco di risorse non rigenerabili, alla divaricazione tra ricchezza e povertà che si fa sempre più lacerante all'interno delle varie nazioni e tra una nazione e l'altra?